Human-centric industry: come il paradigma 5.0 cambierà le tue strategie
Human-centric industry: come il paradigma 5.0 cambierà le tue strategie

Human-centric industry: come il paradigma 5.0 cambierà le tue strategie

Per comprendere che cosa si intenda con il paradigma 5.0, credo che possa essere utile riportare la definizione che ne dà la Commissione europea, quando afferma che Industry 5.0 «integra l’attuale approccio di Industry 4.0 mettendo specificamente la ricerca e l’innovazione al servizio della transizione verso un’industria europea sostenibile, incentrata sull’uomo e resiliente».

Industry 5.0 vs 4.0, punti di contatto e differenze

All’interno di Qualitas Informatica e come parte di Impresoft Group da tempo abbiamo avviato un percorso che oggi viene sistematizzato in questo nuovo paradigma, prima che la pandemia costringesse tutte le aziende a rivedere i modelli di lavoro tradizionali. Per esempio, l’attenzione a minimizzare l’impatto degli spostamenti del personale, fonte di stress e di inquinamento, era un aspetto sul quale avevamo mosso alcuni passi, che poi sono stati accelerati a causa del Covid-19.
La pandemia ha anche posto l’attenzione su un tema, quello della resilienza, che è esplicitamente citato in Industry 5.0 e sul quale possiamo vantare una lunga esperienza, poiché è un concetto già presente in Industry 4.0. Le nostre soluzioni IT, infatti, sono abilitanti della transizione 4.0. E il fatto che la resilienza sia un fattore che accomuna 4.0 e 5.0 dimostra che la seconda non si pone in alternativa, ma è complementare alla prima. Se pensiamo che le tecnologie 4.0 hanno permesso di creare un legame tra il prodotto e tutto il patrimonio informativo che si porta dietro, si capisce il grande salto che ha permesso di fare non solo alle imprese, ma a tutto il sistema Italia. Se le informazioni non sono più un elemento accessorio, ma parte integrante della produzione, allora mettono in condizione di reagire al cambiamento in maniera significativa, contestuale e repentina. Aiutano, in sostanza, a essere resilienti. La vera novità, perciò, che Industry 5.0 introduce, si riferisce alla centralità della persona e alla sostenibilità, temi che non erano contemplati nel paradigma 4.0.

ESG, l’impegno del Gruppo e di ogni singola azienda

A livello di Gruppo, i principi ESG occupano uno spazio centrale nei nostri valori. L’adesione a questi principi non è di natura teorica, ma impegna tutte le risorse di Impresoft Group a compiere politiche organiche e sistemiche. Tanto che ogni azienda del Gruppo ha identificato un responsabile, a cui affidare il coordinamento delle azioni che rientrano nei criteri ESG e, nel caso di Qualitas Informatica, sono stata incaricata di seguire l’attuazione delle scelte in termini di cura dell’ambiente, inclusione e investimenti nel capitale umano.
I valori condivisi dal Gruppo non sollevano ovviamente ogni singola impresa che la compone dal continuare a spendersi autonomamente per rendere il proprio contesto specifico più sostenibile e human-centric.
In Qualitas Informatica, per esempio, con l’ufficio delle risorse umane è in corso un ridisegno certosino delle forme contrattuali che prevede l’inserimento di giornate in smart working o in telelavoro a seconda della tipologia di dipendente. Conosciamo bene la differenza tra queste due modalità, in quanto nel telelavoro il livello di flessibilità si limita alla remotizzazione degli orari classici d’ufficio, mentre nello smart working ci si concentra sugli obiettivi da raggiungere, seppure all’interno di una cornice di regole condivise tra lavoratore e impresa.
I nostri tentativi su entrambi questi fronti devono fare i conti con consuetudini stratificate, ma siamo certi di andare nella giusta direzione e che questa direzione rappresenti il futuro. Le risposte che abbiamo, dal punto di vista della responsabilizzazione delle persone e dell’attaccamento all’azienda, ce lo dimostrano. E ci confermano nell’idea che stili flessibili di collaborazione funzionano e hanno successo fintanto che l’azienda raggiunge i suoi obiettivi, tra cui la soddisfazione dei clienti. Come ho già avuto modo di scrivere, non esiste una soddisfazione del personale senza la soddisfazione dell’azienda e del cliente.

Come si può cambiare il mondo facendo le scale

Questa visione ha delle ricadute concrete nel rapporto con i clienti che, a loro volta, possono beneficiare di un capitale umano che li accompagna anche da remoto. Si tratta di scelte che non vanno assolutizzate, poiché non tutte le mansioni e i compiti possono essere svolti a distanza. Quando questo è possibile, siamo in presenza di un risultato win-win da diversi punti di vista. Il lavoratore guadagna in chiave di well-being, il cliente risparmia sui costi di trasferta e l’ambiente subisce un inquinamento inferiore grazie a minori spostamenti.
In generale, ritengo che non ci siano ostacoli strutturali per questo e per i tanti cambiamenti sollecitati da Industry 5.0, quanto piuttosto una posizione culturale che spesso trascura tanti piccoli accorgimenti. Per esempio, nella nostra azienda evitiamo di usare l’ascensore per accedere agli uffici e facciamo le scale anche se bisogna salire al terzo piano. O, ancora, accendiamo le luci di quegli spazi comuni, come la sala mensa o il corridoio, solo quando li utilizziamo. Se queste azioni rientrano nel Dna aziendale, e trovano concordi tutte le persone, dall’amministratore delegato al dipendente, diventano un vero e proprio modo di pensare che spinge fuori dalla propria comfort zone e crea una sintonia con questioni più grandi di noi. Queste tematiche, così come i parametri ESG, non sono in contrapposizione con il business, anzi. Ci sollecitano a intraprendere una strada che può innescare una spirale virtuosa.

Il contributo determinante di politica ed economia

Certo, sono cosciente che tutti i nostri sforzi da soli non bastano. Occorre il contributo della politica e del tessuto economico, occorrono degli interventi che obblighino ad accelerare il passaggio al paradigma 5.0, perché altrimenti ci arriveremo con dei tempi incompatibili con lo scenario di oggi.
Voglio concludere, a tal proposito, con un esempio. Tra i curricula che mi vengono sottoposti quotidianamente, quelli dei profili tecnici raramente provengono dall’universo femminile. Che derivi dalla scuola o da un’impostazione di tipo tradizionale nei percorsi di carriera, è un fatto che la figura femminile sia poco rappresentata nell’area tecnica di aziende come la nostra. Eppure sono convinta che la sua presenza sia molto importante in tutti i settori, come del resto evidenziano alcuni cardini dei principi ESG focalizzati sulla promozione delle pari opportunità e della gender neutrality. Ma se la politica e il mondo economico non decidono di adoperarsi con forza per risolvere questo divario, sicuramente i tempi per colmarlo saranno molto più lenti.

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