La trasformazione digitale delle PMI parte dalla cultura, non dal software
La trasformazione digitale delle PMI parte dalla cultura, non dal software

La trasformazione digitale delle PMI parte dalla cultura, non dal software

Per molte PMI manifatturiere italiane, la digitalizzazione è arrivata come una sorta di “pubblicità invasiva”: e-commerce, ERP, Cloud ERP, MES, MES in Cloud, Intelligenza Artificiale... un’onda crescente che ha travolto i confini di settori finora restii all’innovazione. L’azienda inizia a interrogarsi, spesso spinta più dal “se tutti lo stanno facendo...” che da un piano inizialmente strutturato. A fare le prime domande non è l’AD, ma figure come il Responsabile di Produzione o il Responsabile Innovazione, che vivono ogni giorno l’inefficienza e intravedono i benefici del cambiamento di cui si parla. 

A quel punto, queste figure si confrontano con CIO e COO, ed entrano in gioco i classici, (e comprensibili) timori: “Il prodotto che sto per selezionare, è quello giusto?”, “Ne vale davvero la pena?”, “Qual è l’investimento adeguato?”. 

Qui nasce il bisogno, ma non si conosce la direzione (di nuovo, comprensibile). Si parte spesso da una richiesta apparentemente semplice: “Abbiamo bisogno di un MES”. 

Il paradosso della tecnologia: non parte dal software 

Il mercato offre centinaia di soluzioni. Le aziende più grandi hanno già esperienza, cercano di solito di sostituire un sistema esistente con uno ancora più performante, e sanno esattamente quali KPI vogliono migliorare e magari, quale prodotto vogliono implementare. Ma per chi parte da zero, come molte PMI senza nemmeno un ERP, la domanda da porsi è un’altra: 

Qual è il risultato che si vuole davvero ottenere? 

Si tratta quindi di capire insieme all’azienda i veri "pain points": 

  • Troppi dati in Excel e non si riesce a trarne valore 
  • Il turnover è alto e gli operatori faticano ad adattarsi 
  • Si vuole calcolare l’OEE per migliorare la qualità, ridurre i fermi macchina 

La prima analisi da fare non è tecnica, ma culturale: qual è la maturità digitale delle persone in azienda? Solo partendo da lì si può proporre lo strumento giusto. 

Change Management: l’aspetto più critico della trasformazione 

Nella mia ultra ventennale esperienza, la gestione del cambiamento è il tema critico all’interno di un progetto. 

Fino a ieri le persone lavoravano in un certo modo. Da un giorno all’altro arriva un sistema nuovo che pretende di guidare le operazioni, cambiare processi, monitorare tutto. Si investono mesi nello sviluppo (8, anche 12), e di solito solo le ultime due settimane vengono dedicate alla formazione degli utenti sul campo. Il risultato? I monitor in fabbrica ci sono, ma nessuno li guarda. 

La trasformazione deve creare necessità e consapevolezza, non solo tecnologia. Serve comunicazione interna all’azienda, supporto HR, marketing del cambiamento. Un’azienda ci ha detto: “Abbiamo cambiato tutto, ma abbiamo perso gli operatori storici, quelli bravi. Non sapevano più come fare il loro lavoro.” 

Per questo è fondamentale aiutare le aziende sin da subito, nel loro cambiamento e semplificare, con interfacce user-friendly, sistemi che guidino l’operatore, reskilling continuo. Solo così si può affrontare il cambiamento senza temere di sbagliare. 

Consulenza prima del prodotto: perché scegliere un MES è l’ultimo passo 

Il nostro approccio parte sempre da una domanda: a che punto è l’azienda nella cultura del dato e dell’efficienza? 
In certi casi, bisogna partire da zero: non esiste nemmeno un sistema gestionale di bolle o fatture. Va bene. Ma qui non serve un software (subito), serve una consulenza strategica a monte. 

In altri casi, il bisogno è molto più avanzato: l’azienda ha centinaia di persone, conosce i propri KPI, ha perso il controllo dei processi e vuole un sistema integrabile, espandibile. In quel contesto, la cultura c’è, e si lavora subito su software selection e integrazione. 

La vera trasformazione è quindi quella delle persone 

Il cambiamento non è solo un evento tecnologico, ma soprattutto culturale. La trasformazione digitale non parte dalla scelta di un gestionale o di un MES, ma dalla capacità dell’azienda di capire cosa vuole migliorare e di accompagnare le proprie persone nel cambiamento. 

Un buon partner non vende (solo) software. Aiuta le aziende a maturare la visione, a capire i propri obiettivi e poi a selezionare la soluzione più adatta. Il software giusto arriva dopo. Prima servono cultura, consapevolezza e cambio di mentalità. 

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