La parola resilienza è entrata a far parte dell’immaginario collettivo. La pandemia, infatti, l’ha resa familiare, traghettandone il significato da quello tecnico, che indica la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi, a quello di un sistema, di un’impresa o perfino di una nazione a fare altrettanto.
Lo stress test a cui il Covid-19 ha sottoposto persone e organizzazioni è stato lo scenario che ha fatto comprendere la differenza tra l’essere resiliente e non esserlo. Contemporaneamente, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) presentato dal Governo italiano nell’aprile scorso alla Commissione europea rappresenta il riconoscimento, anche da parte delle istituzioni, di un legame imprescindibile tra ripresa e resilienza. Un legame nel quale la tecnologia gioca un ruolo fondamentale, come ricorda lo stesso PNRR nella sua premessa, richiamando le ragioni di una produttività italiana ai livelli più bassi in Europa. «Tra le cause del deludente andamento della produttività – si legge nel documento – c’è l’incapacità di cogliere le molte opportunità legate alla rivoluzione digitale. Questo ritardo è dovuto sia alla mancanza di infrastrutture adeguate, sia alla struttura del tessuto produttivo, caratterizzato da una prevalenza di piccole e medie imprese, che sono state spesso lente nell’adottare nuove tecnologie e muoversi verso produzioni a più alto valore aggiunto».
Corporate resilience e digital transformation
Il digital divide non è l’unico ostacolo che impedisce di far aumentare i tassi di produttività, ma certamente è quello a cui oggi è più facile porre rimedio, tenuto conto che la Missione 1, Componente 2 del PNRR prevede di investire 23,89 miliardi di euro a favore della digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema Paese.
Le risorse sono suddivise fra quelle destinate alla Transizione 4.0, all’investimento ad alto contenuto tecnologico, alla banda ultra-larga e al 5G, alle tecnologie satellitari e all’economia spaziale, alle politiche industriali di filiera e all’internazionalizzazione. Quale che sia il mercato in cui opera ciascuna organizzazione, prima ancora delle singole soluzioni, l’obiettivo prioritario deve essere quello di raggiungere una corporate resiliency mediante il ricorso alle tecnologie più idonee.
Gartner recentemente ha sottolineato che le imprese devono dare priorità alla resilienza e non solo concentrarsi sull’efficienza, se vogliono avere successo nelle loro ambizioni strategiche. Per farlo hanno bisogno di un partner affidabile con cui affrontare la digital transformation, traendo valore da quelle tante opportunità legate alla rivoluzione digitale di cui parla il PNRR.
Verso una dimensione data-driven
Il primo fattore della corporate resiliency risiede in un uso sapiente dei dati, vero e proprio “petrolio” contemporaneo. I sistemi legacy presenti in azienda spesso non riescono a valorizzare questo patrimonio, rendendo farraginosi e poco agili i processi di business. Un’organizzazione data-driven, al contrario, è in grado di sfruttare le informazioni interne ed esterne, di accrescere il suo vantaggio competitivo, di risparmiare sui costi, di far coincidere resilienza con efficienza. Risultati che si possono ottenere attraverso la modernizzazione di infrastruttura e applicazioni, nonché con l’utilizzo di tecnologie di frontiera come l’intelligenza artificiale, che oggi, con la disponibilità dei servizi in cloud, non è più appannaggio esclusivo delle imprese di grandi dimensioni.
L’IT governance che serve alla resilienza
La resilienza necessita di una governance dell’IT come fulcro attorno al quale fare ruotare l’innovazione dell’azienda a 360 gradi. Ritardare nell’implementazione degli strumenti che occorrono o, peggio ancora, fare scelte erronee nella software selection rischia di far lievitare i costi. Così come non abbracciare consapevolmente i vantaggi del cloud può portare a conseguenze negative che si riverberano sull’intero business. Ecco perché l’IT governance è una leva che contribuisce in maniera determinante a rendere resilienti le organizzazioni.
Ridisegnare workplace ed employee journey
È uno dei punti su cui vertono le raccomandazioni di Gartner richiamate prima: il ridisegno di un ambiente di lavoro flessibile, di un workplace moderno e collaborativo attingibile da qualsiasi postazione. Come ha dimostrato la pandemia, che ha costretto milioni di lavoratori soltanto in Italia a uno smart working forzato, l’era del lavoro “agile” ormai è ineludibile. Per affrontarla adeguatamente nel next normal le aziende hanno bisogno di strumenti di collaborazione evoluti che servano ad eliminare barriere e attriti durante l’employee journey, a prescindere da dove avvenga.
Change management e innovazione tecnologica
La corporate resiliency si costruisce con tecnologie adeguate, ma richiede anche un cambiamento di mentalità in linea con nuovi modelli operativi e con una domanda del mercato in continua evoluzione. Il partner con il quale le imprese decidono di intraprendere il loro percorso di trasformazione deve avere caratteristiche multidisciplinari, che combinino insieme competenze tecniche e organizzative al fine di supportare i processi di change management associati ai nuovi scenari digitali.
Sicurezza, quasi un sinonimo di resilienza
La sicurezza si può considerare quasi un sinonimo della resilienza. Le imprese del futuro devono riuscire a diventare sempre meno esposte e vulnerabili ai rischi che, insieme alle tante opportunità, il digitale porta con sé. Solo un controllo e un monitoraggio continui di tutti i sistemi può mettere al riparo dai pericoli di cyber attack, da incidenti o dagli errori umani talvolta inevitabili. Per questo corporate resiliency e cybersecurity devono andare di pari passo.
Managed Services, una risposta alla complessità
La complessità di quanto richiamato finora potrebbe spaventare molte organizzazioni oppure far ritenere la corporate resiliency un obiettivo troppo difficile da raggiungere. La risposta a queste possibili obiezioni arriva dai Managed Services, una modalità attraverso cui affidare in outsourcing la gestione di tutti o di una parte dei processi e delle tecnologie che intervengono nella realizzazione e nel mantenimento di quella resilienza a cui non è più possibile derogare. Una risposta che oggi vede svariate imprese concentrarsi sul business e delegare all’esterno l’onere della complessità di gestione.