I numeri ufficiali possono sembrare rassicuranti ma lo scenario sta cambiando sotto i nostri occhi. Mentre The Economist evidenzia un aumento dell’occupazione e suggerisce che non ci sono grandi preoccupazioni, molti altri che lavorano nel settore tech sanno che non è proprio così. Dario Amodei, Satya Nadella, Sam Altman ed Eric Schmidt non lanciano l’allarme per gioco: stanno sollecitando un’azione concreta.L’ AI si sta muovendo più rapidamente di quanto la maggior parte delle persone immagini e i lavori “whitecollar” sono i primi a essere colpiti. Sia che tu sia un neolaureato, sia che tu sia un manager esperto, i prossimi duecinque anni imporranno un reset su come lavoriamo, cosa valorizziamo e quali competenze contano.
L’AI è ancora ampiamente sottovalutata e il ritmo del cambiamento richiede un’azione immediata. Dobbiamo migliorare rapidamente la nostra padronanza delle soft skills — empatia, leadership, adattabilità che molti di noi oggi sfruttano poco. Il luogo di lavoro del futuro sarà costruito attorno alla collaborazione umanoAI e mano a mano che i sistemi AI cominciano a mostrare tratti di personalità (come nell’incidente con Opus 4, dove gli ingegneri hanno riportato comportamenti coercitivi), potremmo ritrovarci a interagire con agenti che sembrano meno strumenti e più colleghi con carattere.
Mentre il coding è la prima frontiera della disruption targata AI, ogni settore basato sulla conoscenza seguirà la stessa strada. L’urgenza di questa trasformazione non è ipotetica — basta vedere come leader del calibro di Dario Amodei, Barack Obama ed Eric Schmidt abbiano richiamato l’attenzione su questo punto di svolta nello stesso mese.
Ora dobbiamo investire in education e formazione non solo per reskillare, ma per ripensare il nostro ruolo in un’economia che cambia rapidamente. Dobbiamo prepararci a lavori che non somigliano per nulla a quelli cui siamo abituati — e a aziende costruite attorno a una divisione radicalmente nuova del lavoro tra umani e macchine.
The Economist ha pubblicato un articolo sostenendo che l’impatto dell’AI sul lavoro sia esagerato, evidenziando statistiche come il 4,2 % di disoccupazione e un sorprendente +7 % nei lavori di traduzione. Tuttavia, questo snapshot ignora il modo in cui si sviluppa realmente la disruption tecnologica. Come ha detto Dario Amodei in un’intervista con Axios, “L’AI potrebbe eliminare il 50% di tutti i lavori d'ufficio entry level.” e far schizzare la disoccupazione al 10–20 % entro 1–5 anni. L’adozione raramente è lineare: avviene “gradualmente, poi all’improvviso.”
Dietro le quinte, i CEO stanno correndo per decidere quando l’AI potrà sostituire, e non solo potenziare, il talento umano. Il focus iniziale è sul software e su lavori di ingegneria di livello medio, che modelli generativi come Claude 3.5 e GPT4o già eseguono a livelli competitivi. L’ex CEO di Google, Eric Schmidt, in un’intervista TED del 2025 ha sottolineato l’urgenza di abbracciare l’AI:
"Se non stai utilizzando questa tecnologia, non sarai rilevante rispetto ai tuoi pari, ai tuoi concorrenti e a chi vuole avere successo. Adottala, e fallo in fretta."
Schmidt non crede che l’AI provocherà una disoccupazione di massa, ma insiste sul fatto che la natura del lavoro cambierà radicalmente. Prevede un aumento di produttività fino al 30 % annuo — un’onda d’urto economica senza precedenti nei modelli storici.
La nostra società si è basata sulla conoscenza come risorsa scarsa — misurata tramite scuole, esami ed esperienza lavorativa. Questo ha creato la classe dei “knowledge workers” — oltre 1 miliardo nel mondo, secondo la Banca Mondiale. Ma man mano che i sistemi AI imparano e automatizzano traduzione, coding, redazione legale e ricerca, questi ruoli stanno perdendo scarsità — e sicurezza. Come riporta un’inchiesta del New York Times, anche gli sviluppatori AI temono di essere superati dagli strumenti che stessi costruiscono. Sam Altman, Wojciech Zaremba (OpenAI) e i leader di Google DeepMind si stanno focalizzando sulle soft skills come chiarezza emotiva e leadership — quelle che l’articolo chiama “wisdom skills.”
Mentre i sistemi AI erodono il valore della conoscenza tecnica, solo le capacità umane — giudizio, etica, empatia — resteranno irrinunciabili. Il CEO di Microsoft, Satya Nadella, ha dichiarato che fino al 30 % del codice della sua azienda è attualmente scritto da AI, dimostrando quanto rapidamente le competenze tecniche stiano diventando commodity. “Knowing more” non garantisce più occupabilità. I lavoratori devono essere agili, emotivamente intelligenti e orientati al team per restare rilevanti in un’economia dove l’AI potrebbe colpire fino al 30 % dei posti di lavoro negli Stati Uniti nel prossimo decennio.
Questo cambiamento non è solo individuale — è strutturale. Servono nuove politiche economiche per accompagnare la transizione. Il CEO di Anthropic, Dario Amodei, propone la “token tax”: redistribuire il 3 % del fatturato generato dai modelli AI come possibile soluzione. Come Amodei osserva: “Ovviamente non è nel mio interesse economico, ma penso che sarebbe una soluzione ragionevole al problema." Altre proposte includono programmi pubblici estesi di retraining e la regolamentazione delle applicazioni AI ad alto rischio sotto framework come l’EU AI Act.
L’urgenza di questa transizione è innegabile. Amodei avverte che l’AI potrebbe eliminare la metà dei posti entrylevel whitecollar e far salire la disoccupazione al 10–20 % entro unocinque anni, con settori come finanza, legge e consulenza particolarmente a rischio. Nel frattempo, il World Economic Forum stima 92 milioni di posti dismessi entro il 2030, ma anche 170 milioni di nuovi ruoli — ma solo se prepariamo i lavoratori a posizioni incentrate su capacità umane: pensiero strategico, ragionamento etico e problemsolving collaborativo.
Non si tratta di discutere se l’AI trasformerà il mondo del lavoro — è una questione di quando e chi si adatterà. Leader di Anthropic, Microsoft, OpenAI e figure come Eric Schmidt concordano: l’AI sta arrivando nel mondo del knowledge work più rapidamente di quanto si immagini. Il momento di agire è adesso. A emergere saranno coloro che sapranno riconoscere in questo cambiamento non una crisi, ma un’opportunità per costruire ruoli nuovi, più umani, all’interno di un’economia potenziata dall’AI.
“Before AI, knowledge set you apart. After AI, wisdom keeps you indispensable.” — New York Times.